Quando l’individuo riesce a esprimere realmente se stesso nella vita? Le decisioni che la persona prende nel corso della propria esistenza rispecchiano realmente ciò che si desidera nel ” qui e ora” o dipendono dal contesto, da ciò che gli altri si aspettano, dal ruolo che ci si è costruiti sin dai tempi più remoti? Secondo alcuni psicologi le nostre azioni sono scritte fin dall’infanzia e seguono un preciso copione, di cui noi stessi siamo gli autori.

Eric Berne, padre dell’analisi transazionale, sostiene che ognuno scrive la storia della propria vita dalla nascita. A 4 anni definisce le parti essenziali della trama, a 7 la completa, durante l’adolescenza l’aggiorna plasmaldola in relazione alla realtà. Come tutte le storie, anche questa ha un inizio, uno sviluppo e una fine. Da adulto, poi, l’individuo si dimentica di aver deciso la sua storia durante l’infanzia e, inconsapevolmente, vive il film che si è costruito. Questa storia è il copione.

Eric Bern definisce il copione come un piano di vita che si basa su decisione prese nell’infanzia, rinforzato dai genitori, giustificato dagli eventi successivi e che culmina in una scelta decisiva. E’ contraddistinto da caratteristiche precise: è specifico, ovvero ben definito in tutte le sue fasi; è determinato dalle decisioni prese nel periodo infantile, secondo la percezione della realtà di allora; è rinforzato dai genitori, dai messaggi verbali e non verbali che inviano al bambino, sulla base dei quali costruisce la sua visione di sé, degli altri e del mondo.

Ognuno di noi ha bisogno di un copione, di riempire la vita con attività rituali, passatempi e giochi che rientrano nel programma che si è costruito, portandolo avanti. Queste attività portano l’individuo alla soddisfazione immediata, ma inevitabilmente lo limitano rispetto alle sue potenzialità. Il copione, infatti, anche se viene creato con lo scopo di garantire all’individuo la sopravvivenza, impedisce allo stesso tempo alla persona di vivere appieno il suo potenziale umano.

Per alcune persone il copione regge tutta la vita. Negli individui più sensibili, intelligenti e percettivi, invece, arriva sempre un punto di rottura in cui ciò che ha avuto valore fino a quel momento non funziona più. L’impalcatura inizia a non reggere, l’armatura si crepa e deve per forza ridistribuirsi l’energia vitale.

E’ la fase della crisi, che rimescola le carte, mettendo in discussione ogni certezza. La crisi può essere provocata da fattori esterni, che hanno un effetto dirompente sull’esistenza dell’individuo, oppure può intervenire per un processo di logoramento interiore, cioè nel caso in cui la persona che ha gestito la propria vita con apparente successo ne perda piano piano il controllo, di conseguenza inizieranno ad affiorare malesseri quali depressione e crisi d’identità.

Quando scoppia la crisi è importante iniziare un percorso di analisi individuale o di gruppo, il cui scopo è identificare il proprio copione e liberarsene. Si esaminano gli avvenimenti che hanno provocato emozioni come rabbia, paura, tristezza e gioia. Si cerca di capire quali di queste emozioni siano ancora valide.

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