Gli adolescenti preferiscono il computer alla televisione: lo rivela l’ultima indagine conoscitiva sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza condotta da Eurispes e Telefono azzurro. Cercano video, tesine o compiti già fatti, guardano programmi in streaming, scaricano film o musica, contattano amici, passando tanto tempo chiusi in camera, davanti al pc. Vivendo in un mondo fantastico, che nasconde pericoli insidiosi. I genitori sono preoccupati per la vita sociale dei figli e per ciò che potrebbe accadere in rete. Che cosa si nasconde dietro a questo atteggiamento?

“I nuovi adolescenti sono dei nativi digitali e i grandi dovrebbero avvicinarsi al loro mondo come degli antropologi che si apprestano a conoscere nuove civiltà: con rispetto e curiosità” afferma la dottoressa Alessandra Giovanelli, pedagogista e mediatrice familiare a Parma. Questa fase della vita è delicata: i ragazzi trasgrediscono le regole dettate dai genitori per dimostrare a loro stessi che possono farcela da soli. Hanno bisogno di passare da gruppo familiare a quello sociale. E, spesso, lo fanno usando i nuovi media.

Sono in un fase in cui hanno bisogno di trovare un’identità, che spesso sovrappongono a quella del gruppo in cui si riconoscono. Ecco perchè usano linguaggi in codice, o si vestono in modo eccentrico. Il loro obiettivo è staccarsi dai modelli dei grandi. Il mondo virtuale, spesso, è una via di fuga.

Capita spesso, che gli adolescenti abbiano timore a confrontarsi con gli altri nella vita reale. Alcuni, da bambini, sono stati molto viziati e non hanno sperimentato il senso del limite, del confronto vero: non hanno cioè compreso che la relazione con l’altro implica la mediazione o il compromesso. E hanno alimentato l’idea che potevano fare tutto ciò che volevano. Così, quando si cimentano di persona in una relazione possono nascere problemi. Ecco che i social network e internet diventano la bolla di isolamento dove fare tutto quello che desiderano. Se qualcosa non va all’interno della relazione virtuale spengono il pc e la comunicazione si chiude.

Non bisogna demonizzare a priori le nuove tecnologie. Grazie a loro ci si può affacciare a mondi distanti senza spostarsi, o imparare una lingua con l’aiuto di un amico incontrato in rete, che vive lontano. “La nascita di un nuovo mezzo di comunicazione ha sempre generato resistenza. Oggi succede la stessa cosa con internet: si addita come rischioso” aggiunge Giovanelli. Tutto sta in come si usa. E per farlo in modo cosciente bisogna conoscerlo. Molti genitori tornando dal lavoro vedendo il figlio al computer, dicono che il suo comportamento non è salutare. O lo lasciano navigare pensando che è a casa, quindi al sicuro.

Sono pochi quelli che chiedono ai figli cosa stanno facendo, cosa trovano di attraente in Facebook o Twitter, cosa li incuriosisce nella rete. Insomma, i genitori che giudicano negativo l’uso che i figli fanno delle nuove tecnologie, nonostante le usino anche loro, sono più di quelli che cercano di capire la scelta dei figli adolescenti e che fanno diventare la rete un mezzo educativo.

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