Lo sapevate che potete avviare un’attività con i finanziamenti della gente comune? Si chiama crowdfunding. L’Italia è uno dei primi paesi ad avere pronta la normativa. Ecco come funziona.

Crowdfunding significa finanziamento della folla. In pratica s’illustra il proprio progetto su una delle piattaforme di crowdfunding presenti nel web; si richiede la somma necessaria, specificando il termine entro cui va raccolta e s’indica cosa verrà dato in cambio ai finanziatori. Poi si attende l’esito della sottoscrizione.

Il crowdfunding si è diffuso già da alcuni anni, ma oggi ci troviamo a un punto di svolta. Finora era diffuso il modello Reward based, ossia basato su una ricompensa. Oggi prende piede anche quello Equity based, indicato per idee imprenditoriali e startup.

Il primo modello, reward based, prevede che l’investitore venga ripagato von un premio, variabile a seconda dell’entità del contributo che ha versato. Se si tratta della produzione di un album, la ricompensa potrà essere la citazione fra le persone ringraziate nel libretto, una foto autografata, una o più copie del cd e così via.

Tra chi cerca denaro e chi lo offre, ci sono le piattaforme di crowdfunding. Oltre che una vetrina per startup, sono delle startup loro stesse: attività innovative alla ricerca del miglio modello di business per capitalizzare una tendenza promettente. La prima piattaforma, ormai nota in tutto il mondo, è stata l’americana Kickstarter.

Il business di queste startup è potenzialmente enorme. Finora, in Italia, con l’equity based sono stati raccolti circa 2 milioni di euro. Si prevede che già nel 2013 se ne raccoglieranno 13 milioni. E l’equity based diventerà una forma di risparmio, al pari dell’acquisto di fondi e azioni, anche se, affinchè passi questo concetto, ci vorrà tempo.

Trovare il modello di business è difficile. La stessa Kickstarter, a fronte di tutto il denaro raccolto, ha ricavi per una ventina di milioni di dollari.

Si presume che il regolamento attuativo entri in vigore nel corso dell’estate. L’Italia sarà il primo paese europeo ad avere una normativa specifica. Le piattaforme di crowdfundig sono autorizzate solo a fare da punto di raccolta per una transazione che poi si svolgerà attraverso le banche. Ciò risponde a uno scopo di tutela del risparmiatore, ma in questo modo si trascura il fatto che il crowdfunding può prevedere investimenti molto bassi, che sarebbero scoraggiati da un meccanismo troppo macchinoso.

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