Osservando l’amica, quella con cui si esce sempre il venerdì sera, le facciamo notare che ha uno stacco di coscia invidiabile. Pur lamentandosi della sua (inesistente) cellulite, lei non perde occasione di mettere in mostra i suoi arti inferiori. Allora, per rassicurarla, le facciamo complimenti su complimenti ricordandole che noi non abbiamo la sua fortuna.

Parlando con l’amico, quello considerato una capra da tutti al liceo, scopriamo che ha davanti una carriera professionale in ascesa e ha doti di problem solver indiscutibili. Il nostro lavoro, invece, è un fallimento su tutti i fronti.

Il confronto con gli altri, insomma, spesso fa luce su ciò che a noi manca. Come se gli altri, tutti quelli che ci circondano, incarnassero un ideale di perfezione a cui tendere per essere finalmente felici.

Qual è la conseguenza di questi pensieri poco benevoli su se stessi? L’infelicità e la frustrazione che porta a un senso di inadeguatezza, fonti che alimentano disamore nei riguardi della propria persona. Perché siamo giudici così severi verso noi stessi e non riusciamo ad amarci per ciò che siamo?

Primi fra tutti ci sono una serie di fattori sociali e culturali con cui fare i conti e che si sono interiorizzati fin d piccoli. Siamo stati educati al “Ti voglio bene se…”. Ci siamo cioè nutriti del concetto che saremmo stati amati da genitori, insegnanti, allenatori sportivi o da chi si è incontrato sul proprio percorso di crescita, solo a una condizione: comportarci esattamente come loro si aspettavano da noi.

Dinamica che, prima dei figli, hanno metabolizzato e fatta propria i genitori. Entrando così in un circolo vizioso che tende ad un ideale di perfezione assoluta. Senza, però, tenere conto dei propri desideri e di ciò che è meglio per ognuno di noi.

Bisogna inoltre, non dimenticare un altro fattore: il bambino, che fino alla fase adulta non è autonomo, sviluppa una dipendenza molto forte nei confronti di mamma e papà. Loro sono il suo mondo e la sua unica fonte di nutrimento. In tutti i sensi.

I figli diventano adulti sicuri quando hanno percepito amore dai genitori, quando i genitori hanno fatto loro comprendere che hanno un valore, che sono importanti e adeguati nelle situazioni che incontrano sul loro percorso di vita. Altrimenti, l’autostima e la fiducia in se stessi non crescerà.

Avere una buona considerazione di sé e accertarsi per come si è: ecco il primo passo per amarsi. E per amare anche gli altri.

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