Lavorare all’aria aperta è bello e rende. Muoverci sotto il cielo e agire nell’ambiente fa parte del nostro dna. Per anni l’abbiamo negato, ma oggi stiamo cambiando. Piccole e grandi aziende operano nel rispetto dell’ecologia e ne fanno vanto. Nascono attività innovative o tradizionali, ma affrontate con una nuova consapevolezza dei bisogni autentici dell’uomo.

Alcuni si appagano con scelte di benessere, altri si dedicano all’agricoltura fai da te. Ma c’è anche chi cerca soddisfazioni economiche e all’aperto avvia business che rendono. Come ha fatto Giuseppina Nobilini che ha importato il parco avventura in Italia.

Percorsi acrobatici sugli alberi, che sono curati perchè siano in salute. Itinerari di diverse difficoltà, tutti percorribili nella massima sicurezza. “Siamo stati tra i primi in Italia a importare questo modello di parco dalla Francia. Oggi c’è ne in tutta Italia. E nelle regioni autonome ricevono anche finanziamenti” spiega Giuseppina Nobilini che nel 2004 ha creato 2 Jungle raider park.

Per avviarne uno bisogna prendere in affitto un terreno privato o comunale di almeno 2000 mq, ottenere il permesso della realizzazione dal Comune o dalla Comunità montana locale, purchè la zona non sia soggetta a particolari vincoli paesaggistici e naturalistici. Il bosco va preparato con tagli selettivi, dopo l’analisi di un agronomo specializzato. Provvedere alla attrezzature.

“L’attività è stagionale. E l’investimento varia in funzione dell’estensione dei percorsi (circa 250mila euro per un parco di almeno 2000 mq). Ogni tre-quattro anni gli alberi vanno sottoposti a manutenzione straordinaria, con l’impiego di tree climber, ingegneri per i progetti e i collaudi” dice Nobilini.

Una dritta: se l’attività non crea concorrenza con bar locali, un chiosco nel parco può portare il 35% del fatturato. Ci deve essere anche una costruzione centrale per l’accoglienza e il magazzino per le attrezzature. Mediamente il ticket d’ingresso è di 20 euro e il rientro dell’investimento iniziale è previsto in 3 anni.

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