Un uomo che rincasa dal lavoro, stanco, vorrebbe che ad aprirgli la porta fosse una moglie sorridente e ammiccante, che gli corresse incontro ad abbracciarlo e a sussurrargli quanto gli è mancato. Una donna, al suo rientro, desidererebbe trovare ad accoglierla un marito tenero e premuroso, che si sia preso cura della casa e dei bambini con attenzione e pazienza mentre lei era via.

Purtroppo la vita di tutti i giorni allontana la realtà da tali desideri e il momento di tornare nella propria dimora crea tensioni e malumori. La cena non ancora pronta, la lavatrice in funzione, i bambini che piangono e un partner nervoso, estenuato e sciatto.

Una persona matura riesce a far fronte a tali momenti mettendo da parte la propria stanchezza quotidiana pur di consolare l’altro e di farlo sentire comunque bello e amato. Ma non tutti sanno oltrepassare i bisogni egoistici per andare incontro a quelli del coniuge.

Sono coloro che soffrono della sindrome “della bambola” o “del soldato” e non riconoscono il partner se non quando rispecchia in ogni senso lo stereotipo della donna fatale o del principe azzurro. Non distinguendo i momenti di difficoltà della moglie o del marito, il coniuge non ne accoglie la debolezza umana e continua a fare richieste superiori alle capacità di chi gli sta vicino.

Essendo i desideri più ampi rispetto alla possibilità dell’altro di realizzarli, si genera una profonda insoddisfazione in entrambi i componenti della coppia, tanto da arrivare a poco a poco a una situazione di crisi e poi di rottura.

I mezzi di comunicazione non aiutano a superare l’idealizzazione della persona vicina, anzi, accentuano la ricerca dell’emozione a ogni costo, dell’essere belli e appariscenti, della seduzione, ossia la fase iniziale del rapporto di coppia.

Bombardati da tali immagini, molti affermano di cercare nella relazione di coppia l’emozione, il benessere, l’energia. E’ evidente che essi non mancano né devono mancare nella coppia, ma non possono essere considerati valori assoluti. La giusta relazione è quella in cui ai momenti di nervosismo dell’uno si accompagna una particolare dolcezza dell’altro, per compensare situazioni di squilibrio e fare in modo che l’andamento globale della coppia resti energizzato.

Per ritrovare serenità bisogna cambiare prospettiva, pensando non “a cosa voglio io”, ma “a cosa desidererà l’altro”. Evitando la proiezione dei nostri desideri sul partner, ma calandoci con il pensiero nella sua realtà quotidiana, saremo più vicino all’altro, ne capiremo meglio le necessità, spingendolo a sua volta a essere più costruttivo e disponibile a capire le nostre.

Così la coppia ritrova l’armonia e la capacità di fare fronte comune alle difficoltà. Ciascuno dei due si sente spalleggiato dall’altro, compreso, protetto, in una parola amato.

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