Il video imbarazzante pubblicato su Youtube. Il pettegolezzo postato su Facebook e seguito da una sfilza di commenti negativi. I messaggi offensivi via mail postati all’indirizzo del mal capitato a sua insaputa, usando la sua password, per rovinargli i rapporti di amicizia.

Gli adolescenti italiani non hanno dubbi: per loro il fenomeno sociale più pericoloso in questo momento è il cyberbullismo, come rivela una recente ricerca realizzata da Ipsos per Save the Children. E diversi casi di cronaca, alcuni tragici, rafforzano questa convinzione.

“Il bullismo è sempre esistito” precisa lo psicologo Matteo Lancini. “E segue i suoi rituali: c’è una vittima e c’è un persecutore, gli atti aggressivi si ripetono nel tempo, tutto si svolge nel gruppo dei coetanei”.

Il cyberbullismo rappresenta un’evoluzione un po’ diversa. La persecuzione non sempre dura nel tempo: a volte si tratta di una sola foto, di una sola frase. Ma la potenza del web, la capacità di coinvolgere un pubblico vasto fanno si che la persecuzione sia percepita come continua e che il persecutore, protetto dall’anonimato, sia più difficile da individuare.

Nemmeno le vittime dei cyberbulli sono esattamente le stesse dei bulli tradizionali. “Nel bullismo classico il prepotente prende di mira coetanei con caratteristiche precise: i più timidi, infantili, quelli che non hanno sviluppato un look personale, ma si fanno ancora scegliere i vestiti dalla mamma. Sono le figure che nella mente del persecutore incarnano la parte debole di sé e per questo vengono attaccate. Nel caso del bullismo su internet, invece, si è tutti più vulnerabili” spiega Lancini.

Mostrare la propria vita sulla pubblica piazza dei social network può esporre chiunque. “E infatti vengono attaccati anche ragazzi e ragazze apparentemente ben inseriti all’interno del gruppo sociale. Diventano bersagli per comportamenti della sfera sessuale, come approcci ritenuti troppo espliciti, o alla sfera relazionale, come un tradimento” chiarisce lo psicologo.

“Gli attacchi sono rivolte soprattutto alle identità delle vittime, in particolare quella di genere o di orientamento sessuale, che negli adolescenti è in piena formazione”.

Quello del cyberbullismo è un fenomeno che spesso coglie genitori e insegnanti impreparati. I ragazzi non ne parlano volentieri, un’ulteriore barriera è rappresentata anche dalla scarsa competenza tecnologica degli adulti. Ma, come sottolineano gli esperti, i segnali per capire che c’è un problema ci sono. Ecco i principali.

Il ragazzo è chiuso, sulla difensiva, triste. Non ha voglia di andare a scuola o di uscire con gli amici. Il suo rendimento scolastico peggiora improvvisamente. Fa un uso della rete e del cellulare sospetto. Naviga su internet fino a tardi, anche di notte e si infastidisce se qualcuno si avvicina. Si mostra turbato, specie dopo aver usato il computer o altri dispositivi per navigare online. Non parla della sua vita virtuale.

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