C’è il compagno di scrivania che non perde l’occasione per fare dispetti, sottolineando il fatto che non sei laureato nonostante la tua esperienza e i tuoi risultati positivi. E poi c’è l’altro che mette ogni giorno sotto esame come ti vesti, che macchina hai, senza lesinare commenti, avvolte anche banali, ma quasi mai innocenti, che rendono pesante la giornata lavorativa e incidono sull’umore e sul rendimento. E non è raro che s’inneschino spirali nate da maldicenze o atteggiamenti che sfiorano il confine con il mobbing. Da dove nasce questa conflittualità?

L’ufficio è il luogo del confronto, in cui non sempre prevalgono lealtà e buon senso. Se è il capo a fare notare un errore, accettiamo l’osservazione, ancor più se la consideriamo motivata, ma se lo fa un collega e di cui forse si ha poca stima, difficilmente l’accettiamo. Ma non dimentichiamo che nel sottolineare l’errore, il collega esprime quasi sempre una profonda, anche se non esplicita, insicurezza, che proietta su di noi attraverso il desiderio di ferirci.

Affinché tutto ciò non intacchi il tuo rendimento a lavoro e la tua vita in generale, ecco alcuni consigli.

Le dinamiche conflittuali vanno interrotte sul nascere prima che diventino croniche. Il collega che rende la vita difficile va affrontato con asservità, per cui prima di reagire occorre sempre avere presente che il suo scopo è proprio quello di farci esplodere di rabbia e di renderci vulnerabili. Se capiamo questo, saremo in grado di affrontare meglio i colpi bassi. Questo tipo di persone che mettono a dura prova la nostra resistenza hanno bisogno di conferme. Un modo di spiazzarle potrebbe essere quello di complimentarsi con loro per un lavoro ben svolto: in tal modo ci si scrolla di dosso le loro critiche, trasformandoci in loro alleati.

Qualunque malumore venga suscitato, è bene confinarlo solo allo spazio del lavoro. Sfogare ansie e malumori accumulati nel giorno in famiglia o con gli amici può, infatti, generare altro malessere. Perché fare subire agli altri quello che si è dovuto sopportare in ufficio? D’altra parte è difficile non farsi toccare da una persona che tenta sempre di mettere a repentaglio il nostro senso di sicurezza, per cui riflettere sul suo solito bisogno di ferirci può essere senz’altro positivo. L’ideale sarebbe che i familiari ci aiutassero a sdrammatizzare, esortandoci a non farci coinvolgere in polemiche sterili.

Le relazioni conflittuali possono essere utili per la crescita personale. Ci aiutano a conoscere meglio noi stessi, a dare la spinta per superare le barriere e a diventare più attivi e propositivi. Senza il confronto con gli altri rimarremmo, infatti, sempre uguali a noi stessi. I contrasti, se da un lato mettono a nudo i limiti, dall’altro fanno comprendere che possiamo fare meglio e di più. Solo dopo aver raggiunto maggiore consapevolezza di noi stessi, riusciremo a prendere le distanze dal giudizio altrui e attuare la tattica del salice: si piega sotto la neve ma, quando il peso è troppo, la lascia scivolare via.

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