Dai dati emersi da una recente ricerca condotta da Ispo (Istituto per gli studi sulla pubblica opinione) sono più di sette milioni gli under 20 che non riescono a disconnettersi dalla Rete e a staccare gli occhi da internet o da uno dei tanti social network. Se questo fenomeno, in prima battuta, era stato definito genericamente “addiction” (dipendenza), ora gli psichiatri l’hanno ribattezzato “sindrome del follower”.

E’ il nuovo termine per definire la vecchia dipendenza da internet e dalle tecnologie. Un problema molto diffuso ma ancora poco conosciuto in Italia. L’alfabetizzazione informatica è aumentata dell’82% e i minuti passati davanti al video sono cresciuti del 120%. Le internet addiction sono tante. Chi ha a che fare con questo disagio rischia di compromettere il rapporto con se stessi e con chi li circonda.

Oggi, basta che i ragazzi facciano click sul mouse per avere ciò che vogliono. Il risultato? Non sanno più attendere e desiderare. Inventano vite che non hanno, scimmiottano i divi e pubblicano profili che li ritraggono per come vorrebbero essere e non per come sono. E quell’immagine, se dovessero mostrarla fuori dal web, sono costretti a mantenerla e comprendere chi siano può diventare difficile.

Gli adulti, invece, corrono il rischio di perdere il controllo di se stessi e delle loro emozioni, compromettendo il lavoro di coppia o il lavoro. Alcuni addicted prendono ferie per guardare video hot o per giocare online.

Passare molte ore su internet può provocare seri problemi alla vista e alla postura. Inoltre, può variare il ritmo sonno veglia (si dorme di giorno e si naviga di notte), oltre che fare aumentare di peso a causa della sedentarietà.

Per gli adolescenti, l’abuso del web rischia di far perdere la consapevolezza del proprio corpo e l’uso di tutti i sensi. Perché, secondo gli esperti, le relazioni che i ragazzi vivono in rete sono reali, ma mancano di un elemento fondamentale: la concretezza.

Con le parole, inoltre, si possono dire bugie, mentre il corpo non mente. Ecco perché, anche se gli adolescenti parlano attraverso i social network di argomenti molto sensibili, difficilmente arrossiscono. Manca, quindi, la pienezza dell’emozione che può far nascere una relazione vissuta a 360 gradi.

La Rete è uno strumento importante e non va demonizzata, ma bisogna imparare a usarla senza abusarne.

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