Molte persone non riescono a decidersi. Messe di fronte ad una scelta, banale o importante che sia, non sanno come affrontarla. Sentono mancare il coraggio e la risolutezza. E’ proprio quell’insicurezza che si prova al momento di prendere la decisione, a frenare. E’ la paura di compiere una scelta sbagliata, della quale forse poi ci si pentirà ripensando con rimorso all’alternativa che si aveva. Si riflette troppo sulle conseguenze dell’una o dell’altra decisione, si valutano a lungo i pro e i contro e alla fine, per trarsi d’impaccio, si molla tutto. E si perdono occasioni d’oro.

A soffrire della paura di prendere decisioni sono coloro che da piccoli hanno avuto un’educazione molto rigida, con genitori che contestavano ogni scelta, sottolineando solo gli aspetti negativi e mai quelli positivi. Così sono cresciuti con l’impressione di compiere sempre scelte sbagliate con la conseguenza, a livello inconscio, di non ritenersi all’altezza di prenderne.

Succede anche a chi veniva deriso ogni volta che esprimeva il proprio parere, come a legittimarne la propria autonomia di pensiero. Frasi del tipo: “Sei troppo piccolo per dire certe cose” o “Ma che ne sai tu, stai zitto” vengono assimilate dall’inconscio dei bambini e conservate anche dopo la crescita.

Si provoca così durante l’infanzia una riduzione dell’autostima che continua in età adulta, tanto da non sentirsi in grado di decidere per proprio conto, perché non si è sviluppata la capacità di mettere a fuoco il significato personale della scelta.

Spesso, se incoraggiate da qualcuno in cui ripongono fiducia, queste persone riescono a liberarsi dall’insicurezza e a compiere scelte o a fare cose che da tanto tempo rimandano con mille scuse. Si tratta, però, di un risultato non autonomo, perché si confonde ancora, in parte, la propria volontà con le scelte e le aspettative altrui.

Più importante è la decisione da prendere, più le persone indecise si sentiranno bloccate, fino ad un vero e proprio immobilismo. Magari sono stimati professionisti, studenti brillanti, genti attiva nei rapporti sociali ma, di fronte a situazioni che li coinvolgono in prima persona, in cui devono decidersi per una via o per l’altra, scappano.

Non riescono più a fare leva sull’intelligenza, sul buonsenso, sulle loro capacità. Semplicemente, non possono andare avanti e cercano in ogni modo di rimandare la scelta. Quando sentono gravare il peso della decisione da cui dipende la vita futura, propria e magari anche di altri, ecco che la paura li attanaglia.

Iniziano a pensare, a valutare, a riflettere, ma le idee si ingarbugliano al punto da non sapere più casa fare. Qualunque scelta sembra uguale all’altra, dunque non sanno prediligere una soluzione specifica. E’ come se si annullassero le preferenze, le situazioni di cui hanno fatto esperienza in passato; tutto è simile e indistinguibile, dunque è impossibile scegliere.

Al dunque, si è persa la spontaneità del preferire una cosa all’altra e si è rimasti vittima della propria paura di agire, di investire se stessi e le proprie energie in un nuovo progetto. Chi si “passivizza”, resta così com’è. Non cresce, non cambia, si blocca e rischia di rimanere solo.

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