La scorsa settimana abbiamo scritto di come inventare una storia sia solo apparentemente un’evasione dalla realtà, perchè proprio di questa si parla, svelando i desideri e le paure più profonde. In questa news, scriveremo le cinque regole per cominciare a scrivere una fiaba.

Scegliere con cura l’attimo: per inventare una fiaba personale occorre dedicarsi del tempo, trovare uno spazio adatto, avere la sicurezza che non si verrà interrotti o disturbati. Solo così la mente può essere libera di vagare, seguendo magari un’immagine che è affiorata spontaneamente. Inoltre, la fiaba funziona solo se è inventata, cioè immaginata ad occhi chiusi, anche se nulla vieta, poi, di scriverla per ricordarsela meglio o conservarla.

L’incip deve essere il classico “C’era una volta…”. Questo inizio, che rimanda a un tempo lontano, aiuta a creare un distacco dal mondo reale, favorendo il contatto con l’inconscio che deve essere, però, immediato. Mai farsi bloccare da dubbi sui personaggi o sulla vicenda che appare alla mente. La creazione deve avvenire di getto, perchè l’obiettivo è ascoltare la propria anima.

Come in ogni favola che si rispetti, lo schema prevede un inizio, dove si rappresenta un equilibrio che di li a poco andrà a cambiare. “C’era una volta una principessa vittima di un incantesimo…”, che dovrà trovare qualcuno in grado di liberarla dal maleficio che l’affligge; segue la fase di crisi. E’ piena di pericoli da evitare e opportunità da cogliere, ma permette di elaborare efficaci soluzioni ai problemi in corso; in questa si definisce chi è il protagonista, qual’è il suo scopo, chi sono i suoi nemici e chi sono gli aiutanti magici che gli permetteranno di ottenere ciò che desidera. Alla fine c’è la conclusione, rimarcata dalla frase di rito “…e vissero tutti felici e contenti”, perchè le difficoltà sono superate, i nemici abbattuti e le paure vinte. Un nuovo e soddisfacente equilibrio è stato raggiunto in confronto a quello iniziale .

Se accade di non riuscire ad andare avanti, che fare? Si può sospendere il racconto riprendendolo quando le idee saranno più chiare. O si può fare intervenire in modo straordinario un personaggio nuovo che, magari grazie ai suoi poteri, non solo è in grado di vivacizzare la storia, ma può anche far superare la situazione di blocco dal punto di vista narrativo.

Alla fine, scrivere per sommi capi la fiaba inventata e metterla da parte. La fiaba personale rispecchia sempre il qui e ora, la situazione di l’ha inventata in quel momento. Conservarne una traccia scritta e lasciarla lavorare da sola, mantenendosi vigili nei giorni successivi, permette di cogliere i segnali, i lampi intuitivi e le idee nuove che vengono dettate dall’istinto. A tutto vantaggio della propria evoluzione personale.

Il lieto fine è una costante di tutte le fiabe classiche. Le fiabe personali, al contrario, possono anche non avere un lieto fine. Anzi, può capitare che non abbiano un finale, perchè restano aperte. Chi inventa non sa cosa succederà, sta cercando di capirlo, poichè è impegnata a risolvere i suoi contrasti interiori: non può concludere la sua storia. Magari ci riuscirà tra un pò, continuando a raccontarla, ma modificandola, per adattarla allo stato d’animo che muta. Proprio questa è la proprietà curativa della fiaba. Nel momento in cui la si inventa si scava dentro se stessi, si fanno emergere le tensioni, si dà loro voce.

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