Inquietudine, preoccupazione, insofferenza: il matrimonio può far emergere, in uno dei futuri sposi o in entrambi, un diffuso sentimento di malessere, che viene definito ansia prematrimoniale. Da non confondere con quella dovuta ai preparativi, che si manifesta di solito con stanchezza fisica e mentale. L’ansia prematrimoniale, invece, si nutre di dubbi, e può sfociare anche in depressione. Le domande che ossessionano i promessi sposi sono, su per giù, sempre le stesse: “Sto facendo la cosa giusta?”, “Perchè mi sento infelice?”, “Per quale ragione avverto una sensazione di soffocamento?” E la risposta, il più delle volte, non c’è.

Il pensiero di deludere le aspettative del proprio compagno, piuttosto che le attese di parenti e amici, può far cadere gli interrogativi nel silenzio. Di solito che vive il disagio tende a chiudersi in se stesso per paura di un giudizio negativo. Eppure proprio il dialogo potrebbe aiutare a sciogliere i dubbi che, in realtà, accomunano buona parte della persone che si preparano a fare il grande passo. Confrontarsi con il partner o parlare con uno psicologo può aiutare a superare il problema, senza arrivare a un blocco vero e proprio all’altare.

Le certezze sono utili appigli a cui aggrapparsi nei momenti di difficoltà. Quando, però, ci sono di mezzo i sentimenti è giusto lasciare spazio anche a una componente di irrazionalità. Bisognerebbe, cioè, imparare a ricavare una certa dose di serenità anche da quelle che possono sembrare scelte azzardate, soprattutto se si tratta di legami d’amore. L’importante è pensare che sia la scelta giusta per se stessi, senza pretendere che sia la migliore in assoluto.

Le coppie collaudate, quelle con anni di matrimonio alle spalle, sono pronte a giurare che il si pronunciato all’altare si trasforma ben presto nella parola d’ordine di tutta la vita. L’amore è condivisione, ma anche accettazione, mediazione e capacità di rinuncia. Vivere insieme significa ragionare in termini di coppia e non solo in vista della soddisfazione egoistica dei propri bisogni individuali. Non tutti, però, sono disposti a mettersi in gioco.

Di

Lascia un commento