L’attacco di panico è chiamato anche disturbo d’ansia perchè ha manifestazioni simili all’ansia che riguardano il sistema nervoso.

Un attacco di panico è un improvviso e forte momento di intensa paura, che compare senza alcun motivo, anche in una situazione di benessere e relax, a volte di notte, e si manifesta con sintomi sovrapponibili a quelli dell’ansia generalizzata (vedi l’ultima news mentale), a predominanza respiratoria (fame d’aria e fiato corto), cardiaca (tachicardia e innalzamento della pressione) o gastrointestinale (come crampi e senso di vomito) ma più intensi e più brevi: si risolvono, infatti, in pochi minuti e possono non ricomparire per lunghi periodi. Con il ripetersi degli attacchi, tra un episodio e l’altro può manifestarsi un’ansia di anticipazione, cioè una reazione d’allarme data dal timore di avere un nuovo attacco.

A differenza del disturbo d’ansia generalizzato, dove si cerca di controllare costantemente la fonte della propria preoccupazione, nell’attacco di panico si assiste a manovre di evitamento. Nel 90% dei casi l’attacco di panico si associa all’agorafobia, alla paura cioè degli spazi aperti: si comincia, infatti, a collegare l’episodio con l’ambiente in cui si è verificato e a evitare quei luoghi che potrebbero favorire un nuovo attacco.

Gli attacchi di panico creano disagio alle persone coinvolte perchè, alle volte, ci si sente inappropriati alle circostanze, alle situazioni, a quello che accade. Allora si sta sempre sulla difensiva, molto spesso vivendo “limitatamente”.

Come per l’ansia generalizzata, anche per l’attacco di panico sembra che co sia una predisposizione genetica. Si registra, inoltre, un’anomalia dell’attività cerebrale di alcune aree che risultano iperattive, ma sono in corso studi ulteriori per approfondire l’origine del problema.

Gli attacchi di panico sono risolvibili nella maggior parte dei casi con una terapia cognitivo comportamentale necessaria soprattutto per contrastare gli atteggiamenti di agorafobia.

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