Ammettiamolo: le parolacce sono entrate a far parte del linguaggio comune e, alcune volte, non ci rendiamo nemmeno più conto che stanno per uscirci di bocca. Scappano. Anche quando siamo in contesti dove sarebbe meglio trattenerci.

Ma se è vero, come diceva Jung, che niente accade per caso, allora anche il turpiloquio avrà un senso. A che cosa e a chi serve? Perché non riusciamo a farne a meno? E come mai, anche quando ci apprestiamo a imparare un’altra lingua, le parolacce ci rimangono così impresse?

Il turpiloquio, è bene precisare, ha radici molto lontane. Le espressioni Triviali, nascono con l’uomo. La parolaccia è una rottura con il codice linguistico dominante e attiene all’ombra, cioè a quella parte di personalità che non vogliamo vedere e che la società ci chiede di tenere nascosta. Perché non accettata dalla nostra coscienza o dalle buone maniere.

Dicendo una parolaccia, usciamo dall’ombra, lasciando emergere il nostro lato più trasgressivo. Così facendo rompiamo le convenzioni: sia quelle che ci sono state imposte dall’esterno sia quelle che abbiamo immagazzinato dentro di noi con il passare degli anni.

Da chi ci circonda, può capitarci di essere guardati come se avessimo appena ingerito la porzione che trasforma dottor Jeckyll in Mr Hyde. In realtà, stiamo solo cercando di rompere uno schema accettato da tutti.

L’opinione comune è che le parolacce andrebbero bandite, o limitate il più possibile. Ma in alcuni casi possono essere utili per riscaldare l’atmosfera. Hanno anche un lato divertente. In una serata tra amici, magari una di quelle in cui ci si annoia, se dette senza offendere nessuno, possono rendere l’ambiente più piacevole: una parolaccia, se non si è in una situazione di aggressività, fa ridere. I comici, in tv, per esempio, ne usano a bizzeffe e strappano risate in chi li ascolta.

Se s’inizia un discorso, anche serio, con un’espressione forte, allora sarà più facile catturare l’attenzione delle persone che sono sedute ad ascoltare, ma bisogna comprendere se è il momento opportuno per esternarla. Tutto sta nel saperle gestire. E nel non offendere la sensibilità di chi ci circonda.

Quando ci troviamo ad avere a che fare con alcune emozioni, come rabbia, frustrazione, paura, disprezzo, gioia, dolore… scappano: le parolacce. Sono il nostro modo per fare uscire energia accumulata e trattenuta. Spesso, ci capita di vivere sensazioni negative in contesti dove non possiamo permetterci di esprimere ciò che ci passa per la mente. Allora, appena la situazione lo permette qualche parolaccia ci esce dalla bocca. Per lasciare andare un’emozione con cui non desideriamo più convivere.

Bisogna stare attenti: le parolacce sono anche un modo per ferire, offendere o irridere qualcun altro. Ecco perché, molte volte, sarebbe bene fare maggiore attenzione a ciò che si dice, soprattutto in certi ambienti o se si sta vivendo una situazione dove si rischia di essere fraintesi.

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